luciano54 |
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| CITAZIONE (michimor @ 14/9/2008, 18:52) - si tratta di un'esemplare in dispersione ... ... é buona questa! in effetti aveva la colorazione tipica degli immaturi (barre bianche sotto le ali.. ecc.); .... avevo gia visto con Franca un giovane di aquila in una zona molto vicina (fra Porcentico e Castagnolo) e parlandone con Pierpaolo mi ha confermato che in quelle zone la caccia è più facile per un animale ancora un po' inesperto .... e che in fase di dispersione i giovani possono fermarsi anche molto tempo in aree simili. In ritardo accontento anche la richiesta di Marco e posto la scheda sull'aquila reale; vi ho sottolineato la parte in cui parla dei giovani nelle zone collinari; dati contenuti nell’aggiornamento dell’atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Forlì-Cesena, a cura di Ceccarelli P. e Gellini S. CITAZIONE AQUILA REALE Aquila chrysaetos Il trend positivo della popolazione italiana, 476-541 coppie, per due terzi concentrate sull’arco Alpino (Fasce e Fasce 2003; Brichetti e Fracasso 2003), interessa anche l’Appennino Tosco-Emiliano dove sono presenti 19-22 coppie di cui 9 nidificanti nei confini dell’Emilia-Romagna (Bonora et al. in stampa); i siti potenzialmente idonei sono stimabili in un terzo in più rispetto a quelli occupati. La densità è maggiore nelle parte ovest della Regione; le coppie sono più isolate nell’Appennino romagnolo, probabilmente per le differenti caratteristiche orografiche.
E’ verosimile che maggiore antropizzazione, minore disponibilità di ungulati selvatici e bracconaggio mantengano la popolazione Appenninica al di sotto delle potenzialità.
Il precedente Atlante provinciale degli anni ‘90 riferiva la presenza di una sola coppia, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, che ha nidificato regolarmente fino al 1999 in un nido su roccia a 800 m.s.l.m. e successivamente ha usato nidi su alberi, scegliendo versanti esposti a Nord, con copertura forestale matura. Sono stati utilizzati fino al 2007 almeno tre diversi nidi tutti su Abete bianco. Dal 1993 al 2007 sono stati allevati almeno 9 giovani, con una produttività analoga a quella riscontrata in Appennino settentrionale (0,6 giovani involati all’anno per coppia territoriale).
Alla fine degli anni ’90 si è insediata una seconda coppia che nidifica a 20 km ad Est della precedente. Di questa coppia sono noti due nidi su roccia distanti poche decine di metri l’uno dall’altro. La produttività di questa coppia è stata inizialmente bassa probabilmente a causa della giovane età degli adulti per allinearsi poi alla media dell’Appennino, con involo di 6 giovani dal 1999 al 2007 (produttività di 0,67).
Nel periodo di rilevamento dell’Atlante (2004-2007) le due coppie hanno involato complessivamente almeno 6 giovani.
Le due coppie presenti nel Forlivese sono distanziate verso Ovest di oltre 40 km dalla coppia più vicina; questo vasto territorio non occupato che in parte ricade nella Provincia e presenta siti idonei, soprattutto se si confermerà la tendenza alla nidificazione su alberi, è potenzialmente colonizzabile da ulteriori coppie.
Sul territorio sono presenti anche giovani e subadulti nati localmente o provenienti da altre aree, che frequentano in particolare le zone collinari con vasti spazi aperti e calanchi, sprovviste di siti idonei alla nidificazione e che vengono abbandonate una volta che gli individui raggiungono l’età riproduttiva. La presenza di immaturi è stimabile per il Forlivese intorno a 2-4 individui
I fattori di minaccia sono rappresentati dal disturbo in prossimità del nido in stagione riproduttiva per lavori forestali o attività legate al tempo libero (escursionismo, raccolta di prodotti del sottobosco, fotografia naturalistica). Si verificano ancora sporadici ma significativi episodi di bracconaggio (un individuo preso in una tagliola nel 1992 a Portico).
La collisione con elettrodotti è altro fattore che incide particolarmente sui giovani appena dopo l’involo: un caso è noto per il Forlivese nel 1999. L’installazione sui crinali di generatori eolici, di grandi dimensioni e in serie anche di decine di elementi, costituisce il principale pericolo per la conservazione della specie..
E specie ad Alta priorità di conservazione secondo la Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). Mario Bonora e Pier Paolo Ceccarelli Mi sembra una scheda molto interessante e aggiornata, ..... che ne dite? Ciao.
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