| luciano54 |
| | Ancora immagini divine!!!! Il saltimpalo è molto “simpatico” e forse “tecnicamente” più bello, ..... ma lo zigolo muciatto ha tutto il fascino della specie più “rara”!!! Dobbiamo essere molto grati a Moreno che condivide con noi molte delle “catture” che riesce a fare ..... credo con molta pazienza e indiscutibilmente con molta abilità!! Cercherò di contraccambiare parzialmente, postando le “schede” della distribuzione locale di queste due specie ..... molto diverse come consistenza e come trend! Il saltimpalo è distribuito praticamente ovunque, ma mostra un trend decisamente in declino; lo zigolo muciatto è invece sostanzialmente stabile .... ma molto localizzato come distribuzione e raro come consistenza!! I dati delle schede sono quelli contenuti nell’aggiornamento dell’atlante degli uccelli nidificanti (nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna), a cura di Ceccarelli P. e Gellini S.! CITAZIONE ZIGOLO MUCIATTO Emberiza cia Principalmente sedentario, anche migratore regolare; l’areale comprende le zone montane italiane (Alpi, Appennini, Sicilia settentrionale). L’attuale distribuzione provinciale non si discosta sensibilmente da quella dell’Atlante 1995-97; il numero delle sezioni CTR occupate è rimasto invariato (18), mentre si nota in particolare la scomparsa dalle 2 sezioni più a valle, corrispondenti a territori di Rocca S.C. e Civitella; in compenso la specie appare meglio distribuita nell’area del M.Fumaiolo e dei Mandrioli. I dati quantitativi indicherebbero un leggero incremento: da 0,049 a 0,056 coppie/km (+15%); va considerato però che per densità così basse il metodo di censimento adottato può non essere adeguato e risentire troppo di contatti occasionali; in definitiva la situazione sembra essere di sostanziale stabilità. La distribuzione è ristretta e frammentaria, a collocazione montana, compresa in un intervallo altitudinale che va dai 550-600 m di Tavolicci (Verghereto), Campastrone (Premilcuore) e Careste (Sarsina) ai 1150-1200 m di Poggio Corsoio (Campigna), Moia e Falera (M.Fumaiolo). L’indice di abbondanza è massimo nella fascia montana, oltre gli 800 m, e si riduce della metà fra 501 e 800 m. In entrambi gli atlanti figurano 4 sezioni alla massima densità; due di queste sono state confermate e rappresentano effettivamente aree decisamente idonee: la prima corrisponde alle zone collinari di Rullato (Sarsina) e Civorio (S. Sofia) nella valle del T. Borello, la seconda ai costoni marnoso-arenacei di Val di Sparviera (Premilcuore) e Pian del Grado (S. Sofia). Le 2 nuove sezioni corrispondono al crinale di M.Mandria-M.Bucine (Premilcuore) e alle marne di Poggio Bancola (Verghereto). Altre località nelle quali la presenza è stata riscontrata con una certa regolarità negli ultimi 20 anni sono: Careste (Sarsina), Valbura (Premilcuore), Romiceto (Bagno di R.) In tutte queste località è ben presente l’habitat ottimale costituito da ambienti di gariga accidentata, a vegetazione bassa e stentata: pendii soleggiati nei quali la copertura erbacea è continuamente interrotta da affioramenti di roccia, detriti o terreno nudo, con lo strato arbustivo rado e discontinuo, spesso al margine o all’interno di boscaglie termofile. Nel precedente Atlante era ipotizzata una fase di lento incremento della popolazione rispetto al passato, quando la specie era ancora considerata accidentale in Romagna (Zangheri 1938); la situazione attuale sembra indicare una situazione di stasi che rende la specie tuttora molto localizzata e scarsa. E’ considerato in declino a livello europeo, con classificazione SPEC3, ovvero con status sfavorevole e popolazione non concentrata in Europa (BirdLife International 2004).
Pier Paolo Ceccarelli
Lo zigolo muciatto sembra invece scomparso dalla provincia di Ravenna. Era stato segnalato nel 1995-97 in due siti collinari, .... ma non ne è stata confermata la presenza! CITAZIONE SALTIMPALO Saxicola torquata
Specie sedentaria, distribuita in tutta Italia, ad esclusione dei settori più elevati delle Alpi. L’attuale ricerca conferma l’ampia distribuzione provinciale che interessa 69 sezioni CTR come quella dell’Atlante 1995-97; è da ritenere tuttavia che, oggi come allora, l’areale comprenda in realtà tutte le sezioni e che le lacune distributive nell’area collinare e montana siano dovute ad una carenza nella ricerca. Va considerato infatti che la popolazione di questa specie è caratterizzata, negli ambienti collinari, da basse densità e che le coppie sono sempre molto localizzate, ragioni per cui la presenza può talora sfuggire al rilevatore. Sotto l’aspetto quantitativo si registra un marcato regresso risultante dalla diminuzione dell’indice medio provinciale di abbondanza da 0,38 a 0,27 coppie/km (-30%). Il regresso non interessa la fascia di pianura nella quale l’indice medio è rimasto quasi invariato, mentre già a partire dai 100 m di quota e fino al crinale la diminuzione degli indici nelle varie fasce raggiunge in alcuni casi anche valori tra il 50 e il 70%. Un’analisi effettuata dal confronto dei transetti, limitatamente a quelli sopra i 200 m di quota, frequentati dalla specie in almeno uno dei due atlanti (51 transetti) ha confermato il regresso con una differenza (-43%) risultata significativa (0,011) al Test T per campioni appaiati (Ceccarelli e Gellini, in stampa). Ciò appare evidente anche dal confronto fra le due mappe: mentre nell’area della pianura le indicazioni sull’abbondanza, pur con diverse dislocazioni, rimangono in genere sui valori medio-alti, nell’area a Sud della Via Emilia tante sezioni allora caratterizzate dai conteggi quantitativi mostrano ora solo la presenza qualitativa; queste ultime sono diventate 25 contro le 14 di 10 anni fa. L’istogramma altitudinale mostra la concentrazione delle coppie nella fascia di pianura, dove è stato censito il 64% delle coppie totali della Provincia; nelle fasce successive gli indici si mantengono quasi uguali, su valori decisamente bassi. Questa situazione è determinata dalla preferenza per le aree erbose pianeggianti, alternate a zone coltivate: prati da sfalcio, margini erbosi di strade rurali e di canali (nell’ambito locale in particolare il Canale Emiliano Romagnolo). I prati e i pascoli collinari e montani sembrano rivestire un ruolo marginale; proprio la riduzione di questi ambienti, conseguente al rimboschimento dei coltivi abbandonati, potrebbe rientrare fra le cause del declino in collina.
Pier Paolo Ceccarelli CITAZIONE Il Saltimpalo a Ravenna
L’indagine degli anni ’90 riportava abbondanze significative in Romagna, in particolare nelle aree coltivate interne della pianura ravennate occidentale, nonostante vi fossero chiari segnali di declino a livello europeo (Tucker e Heath 1994). Viceversa, mentre la tendenza recente in Europa è tornata positiva (BirdLife International 2004), i rilevamenti recenti hanno purtroppo evidenziato, nel contesto locale, uno stato di sofferenza per questa specie tipica delle campagne e degli argini erbosi, degli incolti e dei margini stradali con abbondante vegetazione. In particolar modo allarma la densità generale in rapporto a quella rilevata in precedenza. Si è passati infatti da 1,08 coppie/km a sole 0,40 coppie/km. Il numero totale di coppie risulta essere meno della metà rispetto ai conteggi del ’97. Nei pressi del Fiume Reno a ovest delle Valli di Comacchio, una delle zone che mostrava i valori di maggiore abbondanza, non viene addirittura segnalato in ben tre sezioni, e complessivamente nessuna delle 16 sezioni della pianura interna che registravano oltre 1,33 coppie/km, ha mantenuto tali indici e in tutta l’area la specie mostra un deciso declino. In moderata flessione anche nelle zone pedecollinari del Faentino. La specie sembra invece essersi mantenuta a buoni livelli quantitativi nell’entroterra cervese, e nelle campagne limitrofe agli abitati di Campiano e Coccolia. Può essere utile monitorare i trend negativi di Saltimpalo, Strillozzo e Allodola, anch’essi in situazione di evidente sofferenza, in quanto potenziali indicatori locali di un importante habitat, anche dal punto di vista antropico, come quello della pianura coltivata.
Fabrizio Borghesi Anche se a volte riassumo un po' i testi, .... ho pensato sia meglio mantenere la firma alla fine invece che citare l'autore all'inizio! Ciao.
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