A.Ri.F.  Associazione Rilevatori Faunisti

la resilienza del muflone "romagnolo"

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luciano54
view post Posted on 15/11/2014, 21:36




Come ho fatto anche in altri forum ... vi parlerò dell'esiguo nucleo di mufloni .. presenti nell'appennino Tosco-Romagnolo; dato che il discorso sarà un po' lungo, lo spezzerò in due parti :rolleyes:
Inizio mostrandovi questa interessantissima ripresa .....



10 settembre 2014, ore 12.42, femmina adulta di Muflone, lungo il crinale di Poggio Ghiaccione, Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (Riserve Biogenetiche Casentinesi). Il video è stato ottenuto durante la campagna di campionamento sul Gatto selvatico europeo, basata sul foto-video trappolaggio e sull’hair trapping a scopo analisi genetica.
Tale ricerca portata avanti dal CFS-Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, ente gestore delle Riserve Biogenetiche, è in essere dal 2009 ed ha accertato la presenza del Felide nelle Foreste Casentinesi con la prima popolazione stabile e riproduttiva dell’Appennino settentrionale.
Il paletto di legno che si vede nella ripresa ... e finalizzato appunto alla raccolta di peli di silvestris per l’analisi genetica.
Per tornare al “ muflone, .... è da sottolineare come, in cinque anni di foto-video trappolaggio, questo sia il primo reperto filmato riferibile al Muflone; risordiamo che la specie è alloctona per le Foreste Casentinesi, ma riveste ugualmente un grande interesse, per le ragioni che vedremo in seguito; facciamo prima un po’ di storia:
la prima ipotetica introduzione di mufloni nelle Foreste Casentinesi è stata forse effettuata attorno al 1780 (T#363;rcke e Schmincke, 1965) o più probabilmente nel periodo 1838-40 durante la gestione di Karl Siemon (AA.VV., 1915; Padula & Crudele, 1988).
Alle estinzioni di massa delle popolazioni di Ungulati, verificatesi durante i conflitti mondiali, hanno fatto seguito quattro episodi di ripopolamento, con l’immissione, dal 1950 ai primi anni ’70, di 8-10 esemplari (3-4 maschi e 5-6 femmine) da parte dell’Amministrazione Forestale (Padula, 1978; Casanova et al., 1982).
Dalla fine degli anni ’80 all’inizio dei ‘90, quasi in concomitanza con l’istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna (avvenuta nel 1993), il muflone viene citato quasi sempre come specie in rapido declino, fino ad arrivare a dire “...probabilmente è scomparso all’interno del parco già sul finire degli anni Ottanta...” (Suppl. allegato al n. 204 di Airone, 1998).
La mia opinione era un po’ meno categorica (basandosi anche su alcuni rilevamenti successivi al 1980, e nell'Atlante dei mammiferi della Provincia di Forlì (Cicognani in: Gellini et al. 1992) riportavo:
CITAZIONE
La distribuzione provinciale attuale di questo ungulato è limitata alla sola tavoletta IGM di Corniolo, nella quale si sono avuti due rilevamenti (il ritrovamento di un cranio e l’avvistamento di un maschio), entrambi nell’inverno del 1989. Se non si può ancora parlare con certezza di estinzione, non vi sono comunque dubbi che la specie abbia evidenziato negli ultimi anni un decremento numerico considerevole.

Successivi ulteriori avvistamenti, ad opera di agenti ed operai del CFS-UTB di Pratovecchio hanno indotto l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità (U.T.B) ad avviare un’indagine conoscitiva sulla specie dal 2003 al 2005, pubblicata nel 2005 sulla rivista di gestione faunistica “Habitat”.
Le conclusioni di tale ricerca hanno evidenziato come, tra la fine degli anni ’90 e la metà del 2004, siano stati presenti, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, almeno due nuclei di muflone, entrambi sul versante romagnolo del Parco, di cui il più “numeroso” nelle Riserve di Badia Prataglia e Sasso Fratino (alta valle del Bidente di Ridracoli), con una consistenza stimata tra i 10 ed i 15 esemplari, al di sotto quindi della consistenza minima vitale riconosciuta alla specie ed avviato pertanto ad un “collo di bottiglia” difficilmente superabile.

Termino la prima parte del ... "racconto" e vi rimando alla "seconda puntata"

L.
 
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luciano54
view post Posted on 15/11/2014, 22:42




CITAZIONE
..... al di sotto quindi della consistenza minima vitale riconosciuta alla specie ed avviato pertanto ad un “collo di bottiglia” difficilmente superabile. ....

Chiariamo un po’ cosa indica il termine “collo di bottiglia” riferito ad una popolazione (non me ne voglia chi lo sa già ... e potrebbe spiegarlo molto meglio di me); solitamente con questo termine si intende una forte riduzione di una popolazione o di un nucleo di popolazione che comporta dei rischi di sopravvivenza del nucleo .. della popolazione ... o della specie. Senza addentrarci troppo “nel complicato” ... possiamo dire che una forte riduzione di un determinato nucleo di una popolazione, comporta spessissimo una modificazione delle frequenze alleliche (generata da casualità e non da processi adattativi) determinando quindi una riduzione casuale della frequenza di un allele. Tale riduzione casuale, può provocare forti alterazioni nelle frequenze alleliche delle generazioni successive; si può ad esempio verificare che scompaiano alleli vantaggiosi alla sopravvivenza o elevata fitness della popolazione .... a vantaggio di alleli anche nocivi agli stessi effetti.
Nel caso del “nostro” esiguo nucleo di mufloni, si era infatti ipotizzato che il quasi costante (ma sempre più evidente) collo di bottiglia che si andava verificando, conducesse rapidamente all’estinzione di quel nucleo di popolazione. I fatti sembrano invece smentire queste ipotesi poiché altri avvistamenti effettuati in seguito (5 accertati tra il 2008 e il 2012) fanno supporre una pur minima vitalità di tale esigua popolazione. Il problema era ed è la mancanza di reperti “oggettivi” chiari ed inequivocabili, attestanti la presenza del Muflone (ad esclusione di alcune foto poco nitide dell’avvistamento 2012 ... che se volete vi mostrerò); da ciò l’importanza del documento qui presentato.
In conclusione , la resilienza di questo piccolo nucleo pone degli interrogativi a cui sarebbe bello e interessante dare risposta:
quanti sono effettivamente i mufloni presenti nel Parco delle Foreste Casentinesi?
C’è stata una risposta adattativa che ha annullato l’effetto negativo del “collo di bottiglia” e che giustifica la presenza da molti anni di un nucleo molto ridotto di popolazione?
Che futuro si può ipotizzare (e perseguire) per questa “micro” popolazione?
Come detto la specie è alloctona nelle Foreste Casentinesi, il suo interesse dal punto di vista conservazionistico è quindi pressoché nullo; sarebbe però assolutamente interessante e da approfondire, la conoscenza circa la sua capacità di sopravvivere a consistenze minime per oltre 30 anni, magari con una ricerca ad hoc che unisse agli imprescindibili rilievi su consistenza ed eco-etologia, anche indagini finalizzate al monitoraggio genetico di tale piccola popolazione isolata ... e resistente ad oltranza!:D

Scusate la lungaggine!

P.s. Devo e voglio pubblicamente ringraziare l’amico Marco Lucchesi ;) per la collaborazione fondamentale a questa comunicazione (oltre ad essere colui che ha collocato e monitorato la FVT che ha effettuato la ripresa) e l’U.T.B “per intero” (con riferimento particolare al Sovr. Antonio Zoccola), per la dedizione e competenza con cui svolgono il proprio lavoro (andando spesso oltre “il dovuto”). :)
Infine grazie a tutti voi per l'attenzione ;)

L.
 
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r.b.shrike
view post Posted on 17/11/2014, 08:26




Veramente interessante... clap
Anche quì in alta Val di taro (PR) ne esiste un piccolo nucleo,però non ne conosco la reale consistenza. Da "foresto"immagino
che gli animali siano stati introdotti negli anni 90,per fini esclusivamente venatori.
Ciao Maurizio
 
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stigno
view post Posted on 17/11/2014, 09:22




Molto interessante.
Avevo appreso nozioni a spot sulla storia del muflone ed avere tutto concentrato e riassunto è molto utile.
Grazie Luciano.
 
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michimor
view post Posted on 17/11/2014, 21:22




:woot: :woot: :woot: ...bellissimo esemplare...

secondo te(impressioni)quali possono essere i motivi x cui è stato ripreso una sola volta in 5 anni?il numero esiguo di presenze?frequentano altre zone della riserva,probabilmente poco accessibili o comunque diverse da quelle dove si monitorava il "gattone"?è possibile che si spostino molto all'interno della riserva oppure è l'esatto contrario?

grazie x questo post su una specie poco conosciuta nel nostro territorio...
 
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luciano54
view post Posted on 19/11/2014, 13:30




Grazie a tutti per l'interesse! ^_^
Moreno, appena ho un po' di tempo .. provo a rispondere alle tue stimolanti domande. ;)

L.
 
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view post Posted on 19/11/2014, 21:44
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SuperBoy Trout Hunter

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Che strana vicenda..in trent'anni di sopravvivenza come fanno a non esser scaturiti problemi di consanguineità ? O se sono scaturiti, non sono visibili?

Oltre al fototrappolaggio l'unico modo per censire questo animale è a "vista" o potrebbero esserci altri metodi?
 
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view post Posted on 30/3/2021, 20:06
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LAV AL MINISTRO CINGOLANI: FERMARE IL MASSACRO DI MUFLONI SU ISOLA DEL GIGLIO!
Nei primi Anni '50 del ‘900, alcuni mufloni furono introdotti sull’isola del Giglio per essere usati come passatempo dai cacciatori locali. Con il passare del tempo l’interesse venatorio è diminuito fortemente e gli animali si sono perfettamente integrati con l’ambiente nel quale tuttora vivono.

Ora però il Parco dell’Arcipelago Toscano ha deciso che i mufloni sono alloctoni, ovvero specie non del luogo, e ne ha decretato la fucilazione con l’obiettivo di eradicarli perché accusati di creare danni alla biodiversità dell’isola.

Una decisione che ha dato corpo a un progetto Life, cofinanziato dall’Unione Europea, con più di un milione e mezzo di euro di fondi pubblici! Il tutto senza uno straccio di studio scientifico che possa dimostrare gli impatti negativi di cui sarebbero responsabili gli animali.

I MUFLONI SONO STATI INTRODOTTI A FORZA SULL’ISOLA, È INACCETTABILE CHE LE RESPONSABILITÀ UMANE RICADANO ANCORA UNA VOLTA SUGLI ANIMALI.

Il regolamento europeo sulle specie invasive afferma chiaramente che deve essere affermato il principio che “chi inquina paga”, nel caso del Giglio sono quindi i cacciatori i primi responsabili che devono pagare per ripristinare la situazione originaria dell’isola, non certo i mufloni che, trattati come oggetti per il passatempo di pochi, ora rischiano la fucilazione.
 
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